Showing posts with label L'Orchestra. Show all posts
Showing posts with label L'Orchestra. Show all posts

February 18, 2023

Alfredo Lacosegliaz – Triaca Oder Drek (1979, LP, Italy)


Tracklist:
A1 Tri Oche Mi Le Passere 8:29
A2 Il Figlio Di You-Can-Go-Zu-Fuss 1:01
A3 Più Che Mi La Vardo 2:02
A4 Primavera 1:43
A5 Pierrot 6:07
B1 Evitando L'Oggetto Di Distruzione 2:16
B2 Il Fiume 2:23
B3 7 Aprile, Primavera 5:19
B4 Pula 0:41
B5 A Bora 4:57
B6 Preparazione Al Ballo 2:32
B7 Waltànlajd 2:17

July 05, 2018

Mamma Non Piangere N.3 (Tredici Canzoni che Cambieranno la Vostra Vita, in peggio) (2016, CD, Italy)


Brani:
01. Spostamenti (Lorenzo Leddi)
02. Valvole (Lorenzo Leddi)
03. Finestrino (Lorenzo Leddi)
04. Sognavo (Tommaso Leddi)
05. Ai Confini della Realtà (Lorenzo Leddi)
06. L Suite (Luca Perreca, Lorenzo Leddi)
07. Troppi Volanti (Lorenzo Leddi)
08. Ten Joy Man (Tommaso Leddi, Paolo Vicario)
09. Domani (Lorenzo Leddi)
10. Sotto di Noi (Lorenzo Leddi)
11. Hanno Suonato (Lorenzo Leddi)
12. A Torino (Lorenzo Leddi)
13. Siamo la Banda (Tommaso Leddi, Paolo Vicario)

Formazione:
Laura Agostinelli: voce
Maurizio Del Monaco: sax alto e tenore, voce
Lorenzo Leddi: chitarra acustica ed elettrica, mandolino Saulosound, banjo, tastiere, fisarmonica, mandoloncello, rumori, voce.
Roberto Meroni: clarinetto, clarinetto basso, sax alto e baritono, voce.
Luca Perreca: violoncello, basso, voce.
Walter Prati: basso.
Carlo Battaini: tastiere (1,3,8).
Tommaso Leddi: percussioni (13), rumori (13).
Fabio Prina: basso tuba (13), trombone (13)

La mamma non ha smesso di piangere
La Cooperativa musicale L’Orchestra, di cui sono stato per anni vicepresidente, fece il suo esordio nel 1974. Ne facevano parte gruppi militanti di rock progressivo associati al movimento europeo Rock in Opposition, come i leggendari Stormy Six/ Macchina Maccheronica, jazzisti dell’area sperimentale come Guido Mazzon e Tony Rusconi, gruppi di musica più direttamente politica come Quarto Stato, formazioni di musica tradizionale come i Tecun Uman e c’era anche l’orchestrina di cui ero leader ed ideatore: Gruppo Folk Internazionale diventato in seguito Ensemble Havadià. Un bel giorno in cooperativa fece la sua comparsa come un vento marzolino scapigliato, imprevedibile nel suo comportamento, il gruppo Mamma Non Piangere, composto da giovanissimi musicisti di grande vaglia, irriverenti e stralunati. I Mamma Non Piangere inaugurarono un genere demenziale molto prima che nel panorama italiano facessero la loro comparsa gli Skiantos o Elio e le Storie Tese. Il loro concerto era travolgente e pirotecnico, la loro ispirazione solidamente zappiana, le canzoni costruite sul nonsense di testi musicalmente irresistibili. Attraverso uno spettacolo nello spettacolo, ovvero la vendita al pubblico nel corso dell’intervallo degli spettacoli di rotolini di liquirizia della Perfetti o della Caremoli, finanziarono il loro primo disco “ Musica bestiame e benessere” e cofinanziarono il secondo “Sempre avanti a testa bassa” integrando l’investimento di un produttore svizzero. Sulla copertina di quest’ultimo campeggiava la foto dell’unico astronauta della Germania comunista ritratto a testa in giù. In Centro Europa la vendita della liquirizia ad un marco il pezzo era non solo ad alta redditività ma scatenava anche un’ilarità irrefrenabile. Purtroppo i “Mamma” non ebbero il successo e la diffusione che avrebbero grandemente meritato. Fortunatamente, a distanza di trentacinque anni, tornano con un nuovo disco che a mio parere dovrebbe essere un must, non dovrebbe mancare in nessun serio repertorio discografico personale, mediatico o collettivo. Oggi, i musicisti dei Mamma non Piangere, guidati dal leader Lorenzo Leddi sono “seri signori” ultracinquantenni. Qualcuno di loro, il trombonista Luca Bonvini, anche mio collaboratore, è scomparso prematuramente, la sua enigmatica follia non lo ha protetto, ma il gruppo, in quanto tale, non ha perso neppure un’oncia del suo magnifico smalto lucidamente “demenziale”. La loro irridente stralunatezza zappiana ha conquistato autorevolezza e classicità, la poetica dei loro testi è diventata urgente come senso del non senso, le loro canzoni sono costruite impeccabilmente come geniali song, impreziosite da citazioni mai gratuite. La loro giovane ma impeccabile ed estrosa interprete Laura Agostinelli le canta con sublime appropriatezza come meglio non si potrebbe. Questo, se volete il mio parere, è un disco da non perdere sia come opera di ingegno musicale sia come antidoto contro la mediocrità dei tempi che viviamo.Moni Ovadia, 2015

http://www.mammanonpiangere.it/

December 31, 2017

Stormy Six: Complete Discography

Stormy Six
(di Franco Fabbri)


Il beat, il r&b...
Gli Stormy Six nascono a Milano nel 1965, nell’ambiente studentesco che ha già prodotto gruppi come i New Dada (dei quali ricalcano la formazione: due chitarre, basso, batteria, organo, voce solista). Il fondatore è Giovanni Fabbri, al quale si aggiungono Alberto e Giorgio Santagostino, Maurizio Cesana, Mario Geronazzo, Maurizio Masla.

(La prima foto degli Stormy Six, nell’autunno del 1965. Da sinistra: Toto Zanuso, Alberto Santagostino, Maurizio Masla, Mario Geronazzo, Maurizio Cesana e – sopra – Giovanni Fabbri).

Tra l’autunno del 1965 e la primavera del 1967 la formazione si mescola con quella degli Stregoni, gruppo fondato da Franco Fabbri, con Toto Zanuso, Franco Lombroso, Franco Arena, Peppo Mazzantini, Alberto Bianchi e, più tardi, Luca Piscicelli. Il repertorio è costituito in larga parte da pezzi dei gruppi inglesi più orientati al rhythm & blues (Animals, Them, Rolling Stones), e da r&b originali. Il primo singolo, inciso nel 1966 per la Bluebell (Mini Records), contiene una cover di «All Or Nothing» degli Small Faces (testo italiano di Mogol, con un titolo molto più conciliante: «Oggi piango») e una canzone di F. Fabbri, «Il mondo è pieno di gente». Se ne vende qualche migliaio, soprattutto a Milano.

...e i Rolling Stones
Pochi mesi dopo, insieme ad altri gruppi, partecipano alla prima tournée italiana dei Rolling Stones (aprile 1967): la formazione comprende M. Masla (voce), Fausto Martinetti (organo), F. Fabbri (chitarra), L. Piscicelli (chitarra), A. Santagostino (basso), T. Zanuso (batteria); il secondo singolo (canzoni di Fabbri: «Lui verrà» e «L’amico e il fico» riecheggia le oscillazioni tra madrigale e r&b degli Stones «sotto» Brian Jones. Un terzo singolo per la stessa casa discografica, con un titolo programmaticamente hippy («Fiori per sempre»), rimane nel cassetto, per il tentativo contemporaneo di lanciare il cantante Maurizio Masla come solista, sulle orme di Maurizio Arcieri. I primi Stormy Six praticamente si sciolgono qui.

Il primo LP
Le Idee di Oggi Per la Musica di Domani (1969, Lp, First)
Si riformano poco dopo come quartetto (formazione classica: due chitarre, basso, batteria), con Franco Fabbri, Luca Piscicelli, Claudio Rocchi, Toto Zanuso. Ne nasce - a cavallo tra il ’68 e il ’69 - un LP curioso, tra il cantautoriale e lo psichedelico, certamente infuenzato dai Moody Blues di In Search Of The Lost Chord; l’album contiene qualche pezzo suggestivo: «Fiori per sempre» (riincisa), «Monna Cristina» (poi ripresa dai Nomadi), «Sotto i portici di marmo». Quest’ultima fa notare Claudio Rocchi come cantante e autore, e pone le basi della sua carriera di solista.

Country e politica
Indecisa sul ruolo e l’immagine del gruppo, la casa discografica propone (e ottiene) due cover dei Creedence Clearwater Revival: «La luna è stanca» (traduzione di Bruno Lauzi da «Bad Moon Rising») e «Lodi» (traduzione di Fabbri da... «Lodi»). Poco dopo Rocchi, al quale l’Ariston ha proposto un contratto come solista senza informarne gli altri componenti del gruppo, è sostituito al basso dal giornalista e conduttore radiofonico Massimo Villa. Seguono due singoli con canzoni di Fabbri, che manifestano una tendenza più decisa verso una freschezza country-pop, con testi che alternano romanticismo a ironia: «Alice nel vento» (retro «Il venditore di fumo»), che ottiene un buon successo nell’estate del 1970, e «Rossella», che ripete il risultato l’anno seguente. Ciò avviene soprattutto per l’appoggio della trasmissione radiofonica di Renzo Arbore «Alto gradimento», che programma con frequenza il retro, «Leone»: la canzone descrive candidamente le tentazioni di un «povero pendolare sulla strada per Milano», adescato dalle prostitute; ma gli scandali che porteranno anni dopo alle dimissioni dell’omonimo Presidente della Repubblica suggeriscono un’altra interpretazione. È cominciato, in qualche modo, il coinvolgimento politico degli Stormy Six. Nel 1971 partecipano al Festival pop di Viareggio («Avanguardia e nuove tendenze»), un baraccone parasanremese che ottiene però (in mancanza d’altro) un certo credito. Gli Stormy Six suonano «La manifestazione», una canzone scritta da Fabbri nel 1969; al gruppo si aggiunge, per l’occasione, un amico milanese: Eugenio Finardi. Il festival è «vinto» da Mia Martini, dalla PFM, dai Delirium, ma il buon successo induce la casa discografica a dare il via per un nuovo LP.

L’Unità

L'Unitá (1972, LP, First)
Nasce l’Unità, un LP anche stilisticamente bifronte: sulla prima facciata una serie di canzoni sull’unità d’Italia e sul brigantaggio meridionale (il film di Florestano Vancini Bronte, cronaca di un massacro viene girato nello stesso periodo), sicuramente in debito con il country rock «impegnato» americano (The Band, Neil Young, James Taylor); sulla seconda facciata un sound più corale, largamente (e in qualche punto anche insistentemente) ispirato a CSN&Y. «Pontelandolfo», una canzone che «mette in scena» con le parole delle cronache dell’epoca un episodio tragico del 1861, e «La manifestazione», in una versione più tesa e drammatica di quella presentata a Viareggio, dominano rispettivamente le due facciate. Tra gli ospiti in studio, alcuni nomi destinati a ricomparire più tardi altrove: Alberto Camerini (chitarrista elettrico nei due pezzi citati), Ricki Belloni (poi nei New Trolls, altro chitarrista in «Pontelandolfo»), Claudio Fasoli (poi nel Perigeo, sax soprano ne «La manifestazione». Il disco è in larga parte opera di Franco Fabbri, con il contributo di Massimo Villa e soprattutto di Giorgio Casani, che transita nel gruppo per un anno e mezzo circa ma che svolge un ruolo molto importante.
(Da sinistra: Franco Fabbri e Giorgio Casani, al primo festival di Re Nudo a Ballabio, 1971).
Il successo e la RAI
All’uscita, l’Unità viene salutata come uno dei migliori prodotti del nuovo rock italiano; la casa discografica ne viene incoraggiata a lanciare gli Stormy Six su un mercato più ampio, e ancora una volta in modo incongruente. Sottopone al gruppo una canzone del cantautore Mario Barbaglia, «Sotto il bambù», ispirata alla poesia omonima di T. Eliot («Under The Bamboo Tree»), che a sua volta citava una canzone dei primi del Novecento, in vista di una partecipazione al «Disco per l’estate». Gli Stormy Six, che nel frattempo hanno iniziato un’intensa attività di concerti «politici», trasformano il testo in una parabola antifascista, con un «pirata vestito di nero amico del ricco e dello straniero». La commissione di ascolto della RAI «boccia» la canzone, e la casa discografica esige (e ottiene) che il gruppo la riincida con un testo privo di senso, che rende popolare la filastrocca (e gli Stormy Six) presso il pubblico infantile. L’episodio chiude, poco gloriosamente, la seconda fase della carriera degli Stormy Six.

Guarda giù dalla pianura

 Guarda giù dalla pianura (1974, LP, Ariston)
Il gruppo decide di rafforzarsi, musicalmente e politicamente, importando tre musicisti coinvolti, insieme a Fabbri, nelle attività della Commissione musicale del Movimento Studentesco, sorta di «picchetto volante» della canzone politica che tra il ’71 e il ’73 esegue centinaia di concerti in scuole, fabbriche, quartieri. I tre sono Umberto Fiori, cantante e autore, studioso della canzone sindacale americana, di W. Guthrie e di Dylan (sui quali scriverà più tardi un noto libro); Tommaso Leddi, polistrumentista e compositore; Carlo De Martini, violinista. Entrano nel gruppo a tutti gli effetti nel giugno del 1973. L’impasto tra folk e classico, che si somma alla vena rock del gruppo, prefigura gli sviluppi successivi. Per farsi perdonare l’infelice vicenda di «Sotto il bambù», la casa discografica concede agli Stormy Six di registrare quasi subito un nuovo LP: il gruppo ne approfitta per «sciacquare i panni» nella canzone politica più rigorosamente definita, ricostruendo in Guarda giù dalla pianura il repertorio eseguito nei concerti che - sempre più numerosi - lo portano nelle piazze d’Italia. Fabbri e Fiori si alternano al canto, con un accompagnamento rigorosamente acustico; le canzoni di Guthrie sono quelle che suonano più naturalmente congeniali all’insieme, ma anche «Per i morti di Reggio Emilia», con il suo sound sinfonico, ottiene un’esecuzione suggestiva e adeguata alle intenzioni dell’autore (che per questa ballata sui fatti tragici del 1960 si era ispirato ai Quadri da un’esposizione di Musorgskij). L’attività concertistica prosegue freneticamente, e in un rapporto vivacissimo col pubblico (non manca mai, alla fine dello spettacolo, il famoso dibattito) nascono - per così dire - «a richiesta popolare» nuove canzoni. Ma la casa discografica non ha gradito la ruvida franchezza di Guarda giù dalla pianura, e passano due anni senza che gli Stormy Six tornino in studio. Qualche mese prima di Guarda giù dalla pianura, all’inizio del 1973, il gruppo aveva partecipato alla registrazione di «Compagno Franceschi», uno degli inni di piazza più cantati a metà degli anni Settanta, scritto da Franco Fabbri e pubblicato sotto il nome della Commissione musicale del Movimento Studentesco.
(Alcuni degli esecutori di «Compagno Franceschi» in studio di registrazione. Da sinistra: Carlo De Martini, Antonio Voltolini, Giorgio Politi, Tommaso Leddi, Michele Mozzati, Umberto Fiori, Franco Fabbri).

È questa, però, l’ultima volta che il gruppo viene coinvolto direttamente nell’attività di una forza politica: da questo momento in poi si definisce una linea di indipendenza destinata a sviluppi immediati e impensati.

Nasce l’Orchestra
Sul finire del 1974, proprio per garantire l’autonomia dei musicisti impegnati politicamente dall’invadenza propagandistica di partiti e partitini, e per tutelarli sotto il profilo economico e sindacale, nasce a Milano, l’Orchestra, la prima cooperativa musicale italiana. La presiede Fabbri, e tutti gli Stormy Six vi partecipano. Pochi mesi dopo, quando già l’Orchestra ha dimostrato la sua efficacia come agenzia di spettacoli, si presenta l’occasione di trasformarla anche in casa discografica. L’Ariston, casa discografica degli Stormy Six, si dice disposta a cedere il proprio diritto esclusivo sul gruppo, in cambio della distribuzione commerciale dei dischi eventualmente prodotti dalla cooperativa.

Un biglietto del tram

Un Biglietto del Tram (1975, LP, L'Orchestra)
Nel giro di poche settimane, nella primavera del 1975, nasce il primo disco «indipendente» degli Stormy Six (uno dei primissimi, comunque, per un gruppo italiano): Un biglietto del tram. È un grande successo: distribuito porta a porta, nelle manifestazioni, ma anche nei negozi (qui, dall’Ariston) finisce per vendere quasi trentamila copie, una cifra esorbitante confrontata ai mezzi, e al periodo di grande crisi nel quale la discografia sta precipitando. «Stalingrado» diventa un inno di piazza. Un biglietto del tram è un disco molto particolare. Il contenuto è politico (le canzoni rievocano episodi della Resistenza) e il suono è rigorosamente acustico: ma nelle musiche e nei testi - tutte e tutti di ottimo livello - si coglie l’atmosfera del progressive rock inglese (Gentle Giant, Jethro Tull, Procol Harum), filtrato attraverso un rigore musicale che depura gli elementi blues a favore di una scrittura cameristica di sapore continentale, mitteleuropeo. È un lavoro autenticamente collettivo: Fiori e Leddi si aggiungono come compositori, il suono del violino di De Martini plasma l’impasto globale, tutto il gruppo collabora agli arrangiamenti. Tra l’altro, alla formazione si è aggiunto stabilmente anche il tecnico del suono, Giorgio Albani, primo caso del genere in Italia.

Musiche per il teatro

Cliché (1976, LP, L'Orchestra)
Nel 1975 e 1976 gli Stormy Six scrivono musiche di scena per 1789 (Teatro dell’Elfo), Tito Andronico (Teatro Uomo), Pinocchio Bazaar (Teatro dell’Elfo); i primi due lavori sono documentati nell’LP Cliché, il terzo, un vero e proprio musical di grande successo, non verrà mai inciso, anche se alcuni pezzi sono stati recuperati nell’LP Macchina Maccheronica, alcuni anni più tardi. Cliché è un disco strumentale, realizzato in collaborazione con i jazzisti Guido Mazzon (tromba) e Tony Rusconi (batteria: nel frattempo Toto Zanuso ha lasciato il gruppo): sconcerta il pubblico «politico», che si aspettava un bis di «Stalingrado», ma ottiene una calda accoglienza dalla critica, anche internazionale.

L’apprendista

L'Apprendista (1977, LP, L'Orchestra)
Il «vero» seguito de Un biglietto del tram esce l’anno successivo (’77): si intitola L’apprendista e presenta molte novità. Il gruppo ha cambiato formazione: alla batteria è entrato, nell’autunno dell’anno precedente, Salvatore Garau (proveniente dal gruppo sardo dei Salis), stilisticamente incline al progressive con venature di jazz rock; presenze sempre più importanti sono Pino Martini (bassista dei Salis, che prima si affianca a Piscicelli e poi lo sostituisce) e Renato Rivolta (saxofonista e polistrumentista, già nel Nuovo Canzoniere Italiano, destinato a sostituire De Martini un anno più tardi). Ricompaiono gli strumenti elettrici, e il suono d’insieme è decisamente più rock. Anche L’apprendista è un disco «politico», ma in un senso più mediato: le canzoni (testi tutti di Fiori, musiche di Leddi - soprattutto - e di Fabbri) riflettono il clima politico-sociale dell’Italia del ’77, con un tono più incline all’osservazione critica che all’incitamento. Il pubblico apprezza soprattutto la polifonia «operaista» de «L’orchestra dei fischietti», ma nel disco ci sono brani di grande intensità (come «Il barbiere») e pezzi più decisamente sperimentali. Nel frattempo, il concerto degli Stormy Six si è arricchito di un’ampia parte teatrale, sviluppatasi attorno alla parodia delle radio «libere» e dell’americanizzazione della cultura italiana che il gruppo ha introdotto nel finale di «Arrivano gli Americani», un pezzo de Un biglietto del tram. È il primo esempio di cabaret-rock italiano.

In Europa
Nel 1977 il gruppo partecipa al Festival di Tübingen, dove ottiene un caloroso successo; si intensificano i rapporti con gli Henry Cow, conosciuti durante una tournée italiana del 1976, e nei primi mesi del ’78 nasce Rock In Opposition, un’organizzazione di gruppi che comprende Henry Cow, Stormy Six, Univers Zero (Belgio), Etron Fou e Art Zoyd (Francia), Samla Mammas Manna (Svezia). Nel marzo del ’78 gli Stormy Six, dopo una tournée in Germania, partecipano al festival di RIO a Londra; il Melody Maker li recensisce entusiasticamente. Inizia qui una lunga attività internazionale che vede il gruppo sempre più impegnato in Europa, e gradatamente meno presente sulle scene italiane: suonano in Spagna, Francia, Inghilterra, Svezia, Austria, Svizzera, e soprattutto nelle due Germanie, dove sono altrettanto popolari.
(Tommaso Leddi dirige «Enzo» alla Volksbühne di Berlino, 1979; da sinistra Salvatore Garau, Renato Rivolta, Franco Fabbri, Umberto Fiori, Tommaso Leddi).

Macchina Maccheronica

Macchina Maccheronica (1980, LP, L'Orchestra)
Nel 1980 esce in Germania Est Alternative, un’antologia di pezzi dai primi tre LP incisi per l’Orchestra, e nello stesso anno Macchina Maccheronica, il nuovo LP (registrato a Kirchberg, in Svizzera) vince in Germania Ovest il premio della critica discografica come miglior LP di rock dell’anno (i Police si classificano secondi!). È un disco molto elaborato, decisamente più comprensibile dal pubblico europeo che ha conosciuto gli Stormy Six come gruppo d’avanguardia, che dal pubblico politicizzato italiano, sempre più «reduce» e nostalgico di «Stalingrado». L’LP segna l’ingresso di Pino Martini fra gli autori, mentre Leonardo Schiavone (clarinetto) sostituisce Rivolta; Georgie Born, ex-Henry Cow, partecipa alla registrazione al violoncello; Umberto Fiori, oltre che autore dei testi, è ormai l’unica voce solista. Macchina Maccheronica sancisce l’ingresso degli Stormy Six nelle playlist delle radio FM americane specializzate, nelle antologie delle etichette indipendenti inglesi, nella programmazione dei teatri tedeschi più prestigiosi, ma in patria crea - nel circuito dei Festival de l’Unità - qualche sconcerto. Le lunghe composizioni cameristiche, come «Verbale» e «Le lucciole», ricche di scarti, sfasamenti stilistici, silenzi alternati a sprazzi violenti, si adattano poco al «porcellino Amintore» (ne nasce anche una polemica, sulle pagine del quotidiano comunista). Il gruppo, intanto, cerca di farsi conoscere come Macchina Maccheronica, sostituendo il vecchio nome. Ci riesce in Germania, ma altrove resta conosciuto come Stormy Six.

Al volo

Al Volo (1982, LP, L'Orchestra)
Da queste contraddizioni, e da un assestamento definitivo di formazione che riduce il gruppo a un quintetto (esce Stefano Barbaglia, che aveva sostituito Schiavone), nasce il progetto di Al volo. È un disco di canzoni, con sonorità elettriche ed elettroniche, registrato con cura e mezzi fino ad ora inaccessibili al gruppo. Esce nell’82, salutato dalla critica (anche italiana) come il prodotto maturo di un gruppo rock di livello internazionale. È un piccolo gioiello di rock moderno, in cui si distinguono «Piazza degli affari», «Panorama» e «Roma»: ma il fallimento del tentativo di costruire una rete di distribuzione comune per le etichette indipendenti lo costringe alla clandestinità. Esaurite le prime migliaia di copie, scompare dal mercato; dopo la tournée estiva, rimasto in mezzo al guado tra l’organizzazione artigianale su cui si è sempre basato e l’assetto industriale necessario per continuare, il gruppo decide di sciogliersi. Un tentativo di arruolarlo nel «clan Battiato» rimane senza esito, se non una piccola serie di provini non pubblicati. Gli ultimi concerti avvengono a Vienna e in Svizzera, nell’autunno dell’82. Segue una breve appendice, con il «progetto Cassix»: una collaborazione al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano tra tre Stormy Six (Fiori, Fabbri, Martini) e tre Cassiber (Chris Cutler, Heiner Goebbels, Alfred Harth), documentata dalla RAI e in seguito da Recommended Records.

Un concerto

Un Concerto (1995, CD, Arpa/Sensible)
Si riformano nella primavera del 1993, in occasione del concerto del 10 maggio al Teatro Orfeo di Milano che sarà successivamente documentato sul CD live Un concerto (Sensible Records - Radio Popolare). La formazione: Fiori, Fabbri, Leddi, De Martini, Martini, Garau, con Albani al mixer. Seguono altri concerti: a Bari (1993), a Milano (Centro sociale Leoncavallo, 1994), a Torino e Milano (Palatrussardi, 1995), a Milano (Centro sociale Leoncavallo, 1996), a Milano (Zelig, 1997), Bologna (Livello 57, 1997), Roma (Villaggio globale, 1997), Torino (Settembre Musica, 1997), Milano (1998, 2001, 2002, 2003, 2005). Nell’estate del 2005 è stato un concerto degli Stormy Six (ospite Moni Ovadia) ad aprire il Mittelfest, a Cividale del Friuli.
(Prove a Cividale: da sinistra Moni Ovadia, Salvatore Garau, Tommaso Leddi, Umberto Fiori, Carlo De Martini, Pino Martini, Giorgio Albani).

Nel 2008 Suoni e Visioni ha affidato agli Stormy Six (con la partecipazione di alcuni vecchi collaboratori: Zanuso, Villa, Casani, Rocchi, Finardi, Belloni), a Ivan Della Mea e a Donovan il compito di ricordare il Sessantotto.

Megafono: Registrazioni dal Vivo 1976-1982

Megafono (1998, 2xCD, Diva Records)
Doppio live che comprende tutto quello che non trova spazio nelle opere in studio. Più che di concerti, occorre parlare di happenings veri e propri; "Arrivano gli americani", che occupa il secondo cd, documenta la trasformazione di una canzone in un tour de force farcito di monologhi, citazioni, rumbe, mazurke, siparietti zappiani, dediche e trasmissioni radiofoniche, una sorta di seduta per esorcizzare l' "americanizzazione" del nostro inconscio collettivo e nel contempo prendere di mira il cantautore "impegnato", i discorsi più fumosi e incomprensibili del "movimento", l'elitarismo dell'avanguardia. Il primo cd comprende le canzoni vere e proprie, come "Il barbiere", amara e sarcastica riflessione sulla naja ("Elementare misura d'igiene/dormire per non pensare/solo qualcuno si taglia le vene/gli altri sanno aspettare"), "Il megafono", "L'apprendista", le cover di "Tico tico" e "Madonina", la voce di Umberto Fiori che, leggendo un articolo su Demetrio Stratos, attraversa le inflessioni dialettali della penisola ("La Voce"). Ci sono poi due straordinari inediti, "Chissà se ora", parodia del Celentano anni '60, e la surreale "Abissi": L'unico limite di questo cd, inevitabile, è la qualità delle registrazioni, effettuate spesso con mezzi di fortuna e cucite insieme con certosina pazienza da Tommaso Leddi.

November 01, 2017

Stormy Six ‎– Cliché+Pinocchio Bazaar (1976, CD, Italy)

Clichè, 1789 e Pinocchio Bazaar sono musica per tre diversi spettacoli teatrali. Il primo è nato dalla collaborazione col trombettista Guido Mazzon e col batterista Tony Rusconi. Esso è però figlio anche dell'uscita dal gruppo del batterista Toto Zanuso. Si tratta di brani interamente strumentali che rappresentano, ancora una volta, il coraggio e la voglia di sperimentare degli Stormy Six che, invece di accontentarsi di ripetere il clichè del loro capolavoro "Un biglietto del tram" decidono per una scelta diversa (forse anche spinti dagli imminenti cambi di formazione).
Le canzoni, come si può ben immaginare, hanno un intento fortemente descrittivo e la scelta della loro pubblicazione, indipendente dallo spettacolo teatrale, è stata, forse, decisa proprio per via del fatto che esse possono vivere anche di luce propria.
1789 è un brano (una tarantella in 7/4) composto da Franco Fabbri per l'omonimo spettacolo di Ariane Mnouchkine, per la regia di Gabriele Salvatores, Cooperativa Teatro dell'Elfo. Fu registrato (e pubblicato come 45 giri) nell'aprile 1976 assieme alla traccia "Carmine", che di lì a poco sarebbe stata rielaborata leggermente per finire su "L'Apprendista". Questi due brani, per cui vale il medesimo discorso dei precedenti, sono cronologicamente anteriori a quelli del "Tito Andronico" e rappresentano, di fatto, l'ultima incisione di Toto Zanuso con la band. Tra le curiosità si segnala la presenza, su "Carmine", di Ludovico Einaudi in qualità di ospite.
Le tracce di "Pinocchio Bazaar, è spettacolo sempre per la regia di Gabriele Salvatores, Cooperativa Teatro dell'Elfo, sono state registrate direttamente in stereo al Teatro Arsenale di Milano nell'autunno del 1976, grazie al tecnico del suono Giorgio Albani, da sempre vero membro aggiunto degli Stormy Six. I brani sono le registrazioni originali utilizzate dalla compagnia durante le rappresentazioni del musical, che all'epoca ebbe anche un successo davvero straordinario. Alcuni brani ("Pinocchio Bazaar Overture", "Pinocchio Bazaar Parade" e "Macchina maccheronica") erano strumentali già all'origine. Gli altri, invece, erano vere e proprie canzoni, ma qui si possono udire solo le basi strumentali, poichè non sono rimaste registrazioni di buona qualità delle interpretazioni canore degli attori.

September 09, 2017

Sogenanntes Linksradikales Blasorchester ‎– La Cosiddetta Banda Della Sinistra Rivoluzionaria (1979, LP, Italy)

L'Orchestra ‎– OLPS 55006
Sogenanntes Linksradikales Blasorchester was a brass band formed in 1976, in Frankfurt, by HEINER GOEBBELS, ALFRED HARTH, CHRISTOPH ANDERS... in an attempt to reinforce artistically the left student movement demonstrations of that period. The band, designed mostly for live appearances, was consisting of about twenty musicians and played on stage, at the streets and in diverse political activities.
In spite of the circumstances of its birth, The So-Called Left Radical Brass Orchestra never was a preacher of left dogmatism. Their repertoire crossed the music history from baroque & classical period, early twentieth century to free-jazz and avant-garde, including original pieces, traditonal themes, covers of Hans Eisler, Frank Zappa etc.
Their interpretations were imaginative, inventive, uncompromised but not snobbish, eclectic, intellectual and yet very amusing - a channel for direct communication with the people.

Lato A
A1 Vorspiel / Gedanken Über Die Rote Fahne (Eisler) 3:47
A2 Begleitung (Riehm) 2:05
A3 Tagesschau (Harth, Goebbels, Riehm) 7:30
A4 Ich Bin Halt Die Kotze Aus Deiner Glotze (I'm The Slime) (Zappa) 2:36
A5 Chickmatch-Blues (Harth) 3:11
A6 Die Fabriken/ Stück (Eisler/ Riehm) 3:15
Lato B
B1 Circa (Goebbels) 5:17
B2 Rote Sonne (Arr. Goebbels) 2:23
B3 Der Anwalt Des Schreckens (P.P. Zahl, Riehm) 2:30
B4 Ya No Somos Nosotros (Arr. Goebbels/ Composer Karaxu) 1:37
B5 La Resistenca Se Organisa (Arr. Goebbels/ Composer Karaxu) 4:54
B6 Homesick-Blues (P.P. Zahl, Riehm) 3:28
B7 Lied Von Der Gedankenfreiheit (Arr. Goebbels/ Composer Moßmann) 1:50
B8 Tschüss (Lietz, Kubiczek) 1:33

Musicians:
Clarinet – Herwig Heise, Volker Haas, Walter Jbema
Flute – Gudrun Stocker, Thomas Jahn
Liner Notes, Supervised By – Franco Fabbri
Photography By, Artwork [Graphics] – Monica Silvestris
Producer – Sogenanntes Linksradikales Blasorchester
Recorded By – Clemenz Müller
Saxophone [Contralto] – Barbara Müller / Rendtorff*, Henning Wiese, Rolf Riehm
Tenor Saxophone – Alfred Harth, Christoph Anders, Heiner Goebbels
Translated By [Text] – Gianfranco Calabrese
Trombone – Michael Hohler, Peter Lieser
Trumpet – Gunther Lohr*, Johannes Eisenberg, Klaus Becker
Tuba – Jorn Stückrath, Uwe Schriefer
Voice [Speech] – Ernst Stötzner

Note:
Produced for Cooperativa L'Orchestra - Recorded 10 - 11 july 1977
A1, A3, A5 and B8 are live recordings from a concert in 'dem Frankfurter Stadtteilkino 'Harmonie'', 11-07-1979.
Label L'Orchestra

Tecun Uman ‎– Soy Del Pueblo (1975, LP, Italy)



Il gruppo musicale “Tecún Umán” nasce negli anni Settanta da un’idea di alcuni musicisti italiani e latinoamericani che frequentavano abitualmente il Raro Folk Club di Via Plinio 29 a Milano. Presenza costante nell’ambito di feste di piazza, manifestazioni ed eventi culturali, incidono il loro primo ed unico album con la cooperativa ”L’Orchestra”.

Riportiamo testualmente ciò che era scritto sulla copertina del disco come presentazione:
“Con questo disco il gruppo Tecún Umán vuole dare un contributo alla lotta nell’ambito culturale contro la musica borghese, la musica dell’alienazione. I canti popolari, i canti esplicitamente politici sono delle autentiche espressioni di ciò che i popoli vivono e sentono ogni giorno e come tali vengono messi in disparte o addirittura sono apertamente vietati (come avviene in diversi paesi dell’America latina per alcuni dei canti inclusi in questo disco).
Ma i popoli cantano lo stesso: cantano smascherando i loro carnefici; cantano le proprie sofferenze; cantano esaltando le proprie Vittorie; cantano agli uomini che generosamente hanno dato la loro vita per un’umanità migliore.
Narra la leggenda che quando Tecún Umán, principe guerriero Maya, morì trafitto dalla spada di Pedro de Alvarado, il “conquistador”, il Quetzal - albero e sangue con l’arcobaleno nella coda - (così viene descritto questo uccello mitico negli antichi codici Maya), suo Nahual, suo spirito protettore, ammutolì.
I musicisti che hanno suonato o collaborato col gruppo, nelle sue diverse formazioni, sono stati:
Juan José Lopez, Renzo Ranzani, Camillo Sampaolo, Loredana Quadrelli, Ettore Gobbato, Luís Martinez, Nicola Musajo, Sergio Lombardi, Lina Duran, Maurizio Falcone, Sebastiano Piscicelli, Alfredo Trinidad.
Brani contenuti nel disco:
Soy del pueblo, El Siete leguas, Macondo, Cueca de los poetas, A Cochabamba me voy, ¡Que pare el son!, La Muralla, Coplas del vino, Y en eso llegó Fidel, Caña, Emiliana, Hasta siempre.
Label L'Orchestra

August 27, 2017

Guido Mazzon & Mario Schiano ‎– Gospel (1977, LP, Italy)

Lato A
A1 Non Dimenticar Le Mie Parole 
A2 Ipotesi Per Simpatia
Lato B
B1 Riff 
B2 Studio N. 2,6 
B3 Echi 
B4 Gospel

Musicians:
Mario Schiano: alto saxophone, hammond organd, piano, voice
Guido Mazzon: trombone, French horn, flicorno, piano

L'Orchestra ‎– OLP 10015

August 22, 2017

L'ORCHESTRA (Italian Label)

Pan Brumisti ‎– I Padroni Della Città (1976, LP, Italy)


L'Orchestra ‎– OLP 10 007


Lato A
A1 Canzonaccia (6:17)
A2 La Via Dello Stabilimento (2:52)
A3 Sabato Sera Ore Otto (5:19)
A4 I Padroni Della Città (5:56)

Lato B
B1 Incidente Sul Lavoro (2:40)
B2 Festival Notturno (4:49)
B3 Si Può Scegliere Un Amore? (3:24)
B4 I Musicanti (3:54)
B5 Ai Compagni Di Madrid (4:50)

Musicians:
Mauro Minucci: Contrabass, Electric Bass, Electric Guitar, Vocals
Riccardo Grigolo: Flute, Harmonica, Vocals
Sergio Sacchi: Vocals, Guitar, Banjo
Enrico Sala: Vocals, Guitar, Mandolin, Balalaika
Piero Goria: Vocals, Percussion
Gian Francesco Calabrese: Vocals, Violin, Piano, Guitar

Gruppo folk milanese formato intorno al 1971, il cui unico LP ricorda molto Un biglietto del tram degli Stormy Six, con testi di ispirazione politica ed ottimo uso degli strumenti, prevalentemente acustici.

Strumentoconcerto ‎– Lo Strumento Fa Concerto (1980, LP, Italy)

È stato un gruppo anomalo, formato come veicolo per proporre al pubblico la passione di Nicola Scarano e Sonia Milan per strumenti musicali di ogni genere, sia convenzionali che etnici.
Attivi fin dai primi anni '70 i due sono entrati nella Cooperativa L'Orchestra con cui hanno inciso due LP, e contemporaneamente hanno fatto parte della formazione originaria dei Mamma Non Piangere, partecipando al primo album di quel gruppo.
Nel primo LP, La natura è musica (favola musicale di Nicola Scarano), collabora con loro Lorenzo Leddi, polistrumentista leader dei Mamma Non Piangere, e il disco è una sorta di favola basata sulle voci dei tanti strumenti impiegati. Il secondo album, Lo strumento fa concerto, autoprodotto dal duo nel 1980 e poi uscito per L'Orchestra, è più maturo e contiene alcuni brani in stile folk/rock della tradizione europea.
I due hanno creato la strumentoteca d'Arte Musicale a Birago, vicino Milano: un interessante museo di strumenti etnici comprendente più di 13.000 pezzi.
Sonia Milan fa oggi parte del duo Ameritalian con il chitarrista statunitense Greg Patton, con cui ha suonato in USA, Italia ed altri paesi europei, e prodotto un CD nel 2006.

Risultati immagini per STRUMENTOCONCERTO ‎– Lo Strumento Fa Concerto (1980, LP, Italy)
L'Orchestra ‎– OLPS 55015

Lato A
A1 Folaga
A2 Danze A Cuatro
A3 Vulissa Diventare
A4 Danzandole
A5 Klung-Klung Grillo

Lato B
B1 La Ville De La Rochelle
B2 Sonia
B3 Du' Botte
B4 Cielo
B5 Ashkalon
B6 Balafon
B7 Slendro

Musicians:
Lorenzo Leddi, Nicola Scarano, Sonia Milan
Risultati immagini per STRUMENTOCONCERTO ‎– Lo Strumento Fa Concerto (1980, LP, Italy)
Gruppo Folk Internazionale、Ensemble Havadia、Mamma Non Piangereといった、汎地中海民族音楽を斜めに切り込む一連の先鋭的なバンド群のメンバーらも出入りした無国籍集団Gruppo Strumentoconcerto。そんなミラノ発の急進的な動きの前進基地となっていたL'Orchestraレーベルから80年に発表した作品。マリンバ、チャランゴ、カリンバといった馴染みの深いものから、インドネシアの竹製打楽器アンクルンや、石ころ、木棒、骨片に至るまで、古今東西の民族楽器や音の出る玩具もろもろが一堂に会する国籍不明の謎エキゾ絵巻!試聴はどっか遠い星のジャングル彷徨ってる気分の『Folaga』。ジャケもすてき。メンバーはこの後、世界の民族楽器蒐集が高じてミラノ近郊に世界民族楽器博物館までおっ立てたのだとか。大推薦盤!

FRANCO FABBRI ‎– Domestic Flights (1983, LP, Italy)

L'Orchestra ‎– MILP 70003

Side A
A1 Domestic Flight (20:30)

Side B
B1 Home Flight #2 (16:32)
Domestic Flights is the original soundtrack to a performance commissioned by the Comune di Milano and the Associazione Out-Oil, with the scenografia of Monica Sestris. 
The tape recording was produced in real time to the performance using a Guitar Synthesizer CR 500 and a Roland electronic drum machine. 
Home Flight #2 is a realisation with further sound elements using a personal computer DAI 48K, using a program in basic that translates in to sound from images of video or paintings. 
Recordings equalized and treated by Gianni Prudente at CAP Studio in Milano.

May 21, 2017

Gruppo Folk Internazionale ‎– '75-'79 (2006, 2xCD, ITALY)

Gruppo Folk Internazionale 1975/1979 (2006)
“La riedizione su CD degli album del Gruppo Folk Internazionale (GFI) e dell’Ensemble Havadià sarebbe giustificata anche solo dall’importanza che ha assunto la figura di Moni Ovadia, che di entrambi i gruppi fu l’ispiratore e una delle personalità principali. Chi ha conosciuto Ovadia come uomo di teatro, come interprete della tradizione ebraica, come umorista e ideologo, non farà fatica a trovare in questi dischi le fonti dell’intensità e della versatilità che hanno contribuito a determinare il suo grande successo. Chi lo conosceva da prima non ha mai avuto dubbi che Moni abbia sviluppato e perfezionato capacità e repertori che erano già suoi fino dagli anni settanta: questi materiali potrebbero essere tutti o quasi tutti estratti dagli spettacoli più recenti di Moni.
Ma nel GFI e nell’Ensemble Havadià non c’era solo Ovadia. Erano gruppi, calati fino in fondo nell’idea collaborativa che fu imposta prima ancora che dai Beatles, dai collettivi che animarono la scena del folk revival angloamericano, dagli Almanac Singers e dai Weavers di Pete Seeger al London Critics Group di Ewan Mc Coll: quest’ultima fu una delle influenze più forti che portarono alla nascita del GFI. Il contributo di tutti componenti fu importantissimo: non solo al lavoro dei due Gruppi, ma anche a quello della Cooperativa l’Orchestra, che aiutarono a fondare. E’ impossibile non citare almeno le voci eccezionali di Mariuccia Colegni, Silvia Paggi, Roberta Zanuso, il contributo strumentale e compositivo di Maurizio Dehò, Alfredo Lacosegliaz, Piero Milesi, Mario Arcari, che sono stati tutti in vari modi coinvolti nelle fasi successive della carriera di Ovadia. E non solo: Mauro Pagani ha riconosciuto il suo debito verso il GFI per la “svolta” che lo ha portato a comporre per De André le musiche di Creuza de ma; Arcari ha lavorato a lungo con Fossati e De André, per il quale Milesi é stato arrangiatore e poi produttore negli ultimi due album: nel materiale del GFI e dell’Ensamble Havadià si respira l’aria della migliore canzone d’autore italiana degli ultimi
vent’anni.”
Gruppo Folk Internazionale ‎– Festa Popolare (1976)
LP - L'orchestra ‎– OLP 10005 A
Elenco tracce:
A1 Orange Blossom Special (trad) 1:57
A2 Na Kone' (trad) 1:56
A3 Main Rue Platz 2:34
A4 Brother Did You Weep 2:07
A5 Sentite Buona Gente (trad) 3:18
A6 Deportee 4:10
A7 Doña Javiera Carrera (trad) 2:50
B1 The Wark Of The Weavers (trad) 2:04
B2 Ena Dilino' 2:30
B3 La Fontanella (trad) 2:29
B4 Santy Ano (trad) 2:03
B5 Reel (trad) 1:32
B6 Polesine 4:04
B7 La Petenera (trad) 3:58

Gruppo Folk Internazionale ‎– Daloy Politzei (1977)
LP - L'Orchestra ‎– OLP/10013
Elenco tracce:
A1 Daloy Politzei  (Trad) 2:31
A2 Pod Goroi Rasli Zvietocki (Trad) 4:03
A3 Tanac  (Trad) 1:00
A4 Gasta E' Magla (Trad) 2:25
A5 Vrlicko Kolo (Trad) 3:21
A6 Szeki Tancok (Trad) 4:46
B1 Stojan Na Stanka Dumaše (Trad) 5:23
B2 Kolo Danza Croata (Trad) 2:16
B3 Sida Ruda (Trad) 2:47
B4 Moldava (Trad) 2:58
B5 Szerelim - Szerelem (Trad) 1:12
B6 Hol Jiartal Az Jiel (Trad) 2:10

Gruppo Folk Internazionale ‎– Le Mille E Una Notte (1979)
LP 12", 45 RPM - L'Orchestra ‎– OM 101 
 
Elenco tracce:
A1 Città Bianca E Azzurra 2:16
A2 Festa Pomposa 4:21
B1 Morte Di Sherazade 3:00
B2 Danza Finale 2:08

Gruppo Folk Internazionale ‎– Il Nonno Di Jonni (1979)
LP - L'Orchestra ‎– OLPS 55001
Elenco tracce:
A1 El Kolo Go Balà
A2 Il Nonno Di Jonni 
B1 Gavrilka Il Ferroviere 
B2 La Piccola Fiammiferaia 
B3 La Fortezza

Arranged By, Producer – Gruppo Folk Internazionale (tracks: 2.01 to 2.09)
Artwork – Indipendent Studio
Cello – Piero Milesi (tracks: 2.01 to 2.04)
Cover – Luca Piscicelli (tracks: 1.01 to 1.14)
Cover [Cover Illustration] – Massimo Borghesi (tracks: 1.15 to 1.26)
Graphics – Alberto Mazzenzana (tracks: 2.01 to 2.09)
Liner Notes – Franco Fabbri
Mixed By – Lino Castriotta (tracks: 1.15 to 1.26)
Other [Realization] – Mia Rosenfeld
Performer:
Alfredo Lacosegliaz (tracks: 2.01 to 2.09), Claudia Gallone (tracks: 1.01 to 1.14), Enrico Sassoon (tracks: 1.01 to 1.14), Gianfranco Calabrese (tracks: 2.01 to 2.09), Marco Ribeca (tracks: 1.15 to 1.26), Mario Arcari (tracks: 2.01 to 2.09), Mariuccia Colegni, Maurizio Dehò (tracks: 1.01 to 1.26), Moni Ovadia, Paolo Oniga (tracks: 1.01 to 1.14), Piero Milesi (tracks: 1.15 to 1.26), Roberta Zanuso (tracks: 1.01 to 1.14), Silvia Paggi (tracks: 1.15 to 2.09) Photography – Cerocchi, Enrico Valenti - Studio Egle (tracks: 1.15 to 1.26), Fabio Treves (tracks: 1.01 to 1.14), Roveri Contax, Marco Dalumi (tracks: 2.05 to 2.09) Songwriter – A. Lacosegliaz* (tracks: 2.05 to 2.08), Maurizio Dehò (tracks: 2.01 to 2.04) Technician [Fonico] – Lino Castriotta (tracks: 2.01 to 2.09) Technician [Sound Technician] – Lino Castriotta (tracks: 1.01 to 1.26), Maurizio Dugoni (tracks: 2.01 to 2.04)