April 02, 2017

Orchestra Njervudarov ‎– Con Le Orecchie Di Eros (1979, LP, Italy) [REPOST]



Questo gruppo bolognese era noto con il nome Frogs e attivo dalla metà degli anni '70 e la denominazione Orchestra Njervudarov venne usata solo per il loro unico disco, pubblicato nel 1979 ma registrato molto prima. I Frogs, con uno stile jazz-rock ispirato a Soft Machine e Weather Report ebbero anche una limitata attività dal vivo; alcuni dei musicisti collaborarono a lungo con il cantautore Claudio Lolli anche se il gruppo al completo compare solo sull'LP Extranei del 1980.

Con le orecchie di Eros, unica prova discografica dell'Orchestra Njervudarov, è un album con una storia curiosa: disco raro, venduto in poche copie, è diventato molto conosciuto tra gli appassionati di prog italiano di tutto il mondo acquisendo la fama di un disco di culto. Stampato nel 1979 dalla EMI, probabilmente in quantità limitata e con una cattiva promozione, l'album è un'insolita miscela di prog jazzato strumentale in stile Canterbury (non troppo diverso dagli album dei Picchio Dal Pozzo), sonorità ed atmosfere zappiane ed anche un tocco di new wave ironica, come in Rapporto Njervudarov sulla teoria degli opposti estremismi (per la verità, l'unico brano totalmente fuori luogo nell'intero album, con testi demenziali nello stesso stile di alcuni gruppi pseudo-punk della fine degli anni '70).
L'LP ha alcuni momenti molto belli ed intensi, anche se non si può dire particolarmente rappresentativo del tipico sound progressivo italiano.

Oltre alla collaborazione con Claudio Lolli, sui cui dischi compaiono, alcuni dei componenti del gruppo hanno proseguito la loro carriera musicale. Dopo lo scioglimento dei Frogs tre dei componenti (Mariani, Costa e Pedini) insieme a Renato Gasparini hanno inciso nel 1982 un disco di stampo commerciale sotto il nome Deluxe.
Il bassista Roberto Costa ha collaborato a lungo con Lucio Dalla ed altri cantanti italiani come Luca Carboni e Luca Barbarossa.
Anche il chitarrista Bruno Mariani ha suonato per breve tempo con Lucio Dalla, come pure con Ron, Samuele Bersani, Ornella Vanoni ed altri.
Il batterista (originario di Fano) Adriano Pedini, che negli anni '60 era stato tra gli altri con i Tubi Lungimiranti, suona tuttora nel campo del jazz dopo aver avuto una lunga carriera come musicista di studio.
Il tastierista friulano Piero Baldassarri è scomparso nel 1986.


Album abbastanza raro, Con le orecchie di Eros non è mai stato ristampato in vinile né in CD.
Ha un numero strano nel catalogo EMI, visto che il 3C064-18139 usato per questo disco lo farebbe risalire al 1976 come l'album del Baricentro Sconcerto di quell'anno (no.3C064-18152). Probabilmente era stato registrato e previsto per l'uscita in quell'anno, o semplicemente gli venne dato un numero di catalogo rimasto inutilizzato fino ad allora.
Non esistono falsi né edizioni estere. italianprog

 Lato A
A1. Tot Stelle Reflex
A2. Spleen, Codice Notturno
A3. Una Baldoria Verticale
A4. Tristessa
Lato B
B1. Rapporto Njervudarov Sulla Teoria Degli Opposti Estremismi
B2. Toujours L'Amour
B3. Il Montaggio Delle Attrazioni / Sinfonia Erotica
- B3a. L'Oscillazione Poetica
- B3b. Batte Il Tamburo.... Lentamente
- B3c. Fedeltà Al Respiro!

Formazione:
Bruno Mariani (chitarra, synth, percussioni)
Piero Baldassarri (tastiere)
Piergiorgio Bonafè (sax, clarinetto, flauto dolce)
Roberto Costa (basso, synth, trombone)
Adriano Pedini (batteria, vibrafono, percussioni, flauto dolce)

Bruno Mariani e l'Orchestra Njervudarov
(Intervista di Marcello Marinone-Altrock)
Bruno Mariani č un musicista e produttore molto noto in Italia. Prima con Claudio Lolli e poi come chitarrista e produttore artistico in vari album di Lucio Dalla, Samuele Bersani, Luca Carboni, Ron, Ornella Vanoni.
Ma pochi sanno che è stato uno dei membri di una storica e geniale formazione italiana negli anni 70, l'Orchestra Njervudarov.
L'unico album prodotto dalla band nel 1979 "Con le Orecchie di Eros" è un gioiello poco conosciuto ma di estremo interesse e valore artistico.
Mi sembrava doveroso fare questo flashback con Bruno (grazie per lo sforzo!), per capire come si sia potuto produrre un disco di così alto valore in un periodo in cui un certo tipo di musica era caduta in una sorta di crisi "esistenziale".

Come vi siete formati? Quali erano i principi e gli obiettivi che vi hanno spinto a formare l'Orchestra e creare questo tipo di album?
B.M. Nella prima metà degli anni 70 era in attività a Bologna un gruppo strumentale che godeva già di una buona popolarità nel circuito “alternativo” e che proponeva un elegante jazz-rock (allora lo chiamavano così), con un sound molto simile a quello dei Soft Machine.
Il gruppo si chiamava Frogs. Sax, basso, batteria e piano elettrico.
In quel periodo io ero già a Bologna (provenivo dalle Marche) per seguire gli studi universitari al Dams e, credo nel ’74 o ’75, sono entrato nel gruppo come chitarrista.
Col passare del tempo sono stati sostituiti batterista e tastierista e così si è fissata la formazione che ha preso poi il nome di Orchestra Njervudarov in occasione della realizzazione dell’album.
Io alla chitarra, Roberto Costa al basso, Adriano Pedini alla batteria, Piergiorgio Bonafè al sax, Piero Baldassari alle tastiere.

Quale principi vi hanno spinto a creare questo disco?
B.M. I semi erano stati gettati dalle grandi intuizioni del Miles Davis elettrico e soprattutto dai primi Weather Report che per me sono stati una vera “rivelazione”. Il “potente pathos” delle pause di Miles e Shorter, la “lirica freddezza” dei larghi temi che planavano su ritmiche sempre più incalzanti... quindi “tensione”… ma non solo; i temi stessi che si materializzavano come improvvise cristallizzazioni quindi...montaggio più che sviluppo ed il musicista consapevole “regista” di relazioni strutturate più che attore “vittima” del suo stesso linguaggio e della sua passionalità.

Le influenze?
B.M. Come già detto, innanzitutto i Weather Report, specialmente quelli di “I sing the body electric” e “Sweetnighter”, Miles Davis, ma anche la semiologia e Roland Barthes, il concetto di avanguardia e l’ideologia, l’esperienza interiore di George Bataille e un po’ di Stockhausen...e tante altre cose, naturalmente respirate e vissute tutte con l’entusiasmo, la presunzione e l’ingenuità dei ventenni nel contesto particolare dell’Italia e specialmente di Bologna in quegli anni.

Come componevate e perché produrre un album così tanto "composto" e strutturato?
B.M. Giusto! Hai nominato il concetto portante: struttura. E’ proprio nella struttura, nei rapporti che legano e intrecciano i piani sonori, che intendevamo la vera natura/lettura del nostro fatto musicale…lì, al centro di quel caleidoscopio, sistemare la “poltrona” dell’ascoltatore e accendere “l’Orecchio di Eros”.
Mi rifaccio quindi a quanto anticipato nella risposta n.2. Si trattava di andare in fondo e portare più in là possibile quei principi (naturalmente con le nostre piccole possibilità).
Tensione... sempre, energie contrapposte, montaggio e circolarità mai risolte...la “baldoria verticale”.
Per fare questo dovevamo negare ogni possibilità alle “retoriche” anche se splendide: la retorica della lettura “orizzontale”, il tema, lo sviluppo, l’improvvisazione, la retorica della “performance strumentale”, il climax, l’unita di tempo e di ritmo e via dicendo.
La mia piccola presunzione era che in quella zona, al centro di quel delirio organizzato e tridimensionale , ci fosse qualcosa di insostenibile quanto affascinante, spaventoso ma irrinunciabile, come la vertigine o l’estasi; un misto di cattiva coscienza e verità che è per me il vero “dovere” della musica.

Il nome? Il suo significato?
B.M. Il nome significa pressappoco Orchestra spezzanervi...tanto per rimanere nel “concept”.

La vostra attività live? Cosa proponevate oltre ai brani del vostro unico album?
B.M. Come Orchestra Njervudarov non abbiamo avuto molte occasioni per suonare dal vivo; comunque ai brani dell’album aggiungevamo il repertorio più “accomodante” dei Frogs magari di volta in volta un po’ modificato. Visto che eravamo sempre in sala prove, c’era sempre occasione per riarrangiare e inserire qualsiasi cosa colpisse la nostra attenzione... anche pezzi di colonne sonore, come per esempio ricordo la bellissima marcia-tarantella di Morricone dal film “Allonsafan” dei fratelli Taviani.
Il risultato dei nostri concerti era alla fine una specie di patchwork, montaggio-suite...qualcosa che poteva ricordare quello che facevano allora gli Art Ensemble Of Chicago.

Con quale riscontro di pubblico?
B.M. Ripeto...il repertorio dell’album ha avuto pochissime occasioni di essere proposto dal vivo, ma ricordo che nonostante la sua indubbia “pesantezza” c’era comunque un certo seguito di appassionati ed estimatori.
C’era indubbiamente nell'aria in quegli anni un forte interesse e una notevole diffusione della musica, chiamiamola così, di ricerca “non convenzionale” come dici tu; faceva senz'altro parte del clima culturale e politico di quel periodo.
Per noi era normale ritrovarci a suonare in un teatro pieno, o in piazza e luoghi di un ceto prestigio, di fronte ad un folto pubblico, così come era normale ritrovarci in una sala gremita ad ascoltare due ore di solo sax con Sam Rivers o un concerto di “soli clusters” di Cecil Taylor. Tanto per dire...

Per quanto tempo č esistita l'Orchestra N.?
B.M. Non ricordo bene quanto è durata l’esperienza Orchestra Njervudarov; sono passati davvero tanti anni.
Più di ricordi precisi mi sono rimaste cose tipo sensazioni-ricordo o qualcosa di simile... non so se mi spiego... ed una di queste è quel disco e la sua realizzazione, sono stati, per i modi e l’impegno, veramente un “Tranche de vie”.
Non vorrei sparare paroloni, ma direi che ne siamo usciti un po’ stremati e un po’ cambiati, per me almeno è stato così... e con la sensazione implicita che si fosse come esaurita una fase o una specie di nostra piccola “missione”.

Credi ci sia ancora un futuro oggi per le musiche non-convenzionali?
B.M. Me lo auguro davvero... io personalmente non ne so più nulla... Sono ormai 25 anni che bazzico la musica leggera anche se di “alto rango” e quando la sera esco per locali, mi capita di ascoltare si bravi musicisti, ma quasi sempre proposte musicali molto “convenzionali”.
Mi auguro che esista ancora da qualche parte, o possa nascere e svilupparsi un circuito di locali o etichette che permettano alla musica e ai musicisti di rientrare in possesso delle proprie facoltà mentali e “spirituali”... soprattutto ora che anche svendersi al commerciale non ripaga più di tanto.

Cosa hanno fatto e cosa fanno attualmente i membri dell'Orchestra N.?
B.M. Con qualcuno ho continuato per qualche anno a collaborare nel campo della musica leggera, ma il “business” ci ha cambiato e divisi. Qualcun altro l’ho perso di vista tanti anni fa... qualcun altro purtroppo non c’è più.

Orchestra Njervudarov: Con le orecchie di Eros (1979)
di classikrock.blogspot.it/
 
Questo gruppo nasce a Bologna nella metà degli anni ’70 col nome di “Frogs” dall’unione di cinque musicisti emiliani e marchigiani: Bruno Mariani (chitarra, synth, percussioni), Piergiorgio Bonafè (sax, clarinetto, flauto dolce), Roberto Costa (basso, synth, trombone e futuro coautore di “Se fossi un angelo” di Lucio Dalla), Adriano Pedini (proveniente dai Tubi Lungimiranti:batteria, vibrafono, percussioni, flauto) e il tastierista Piero Baldassarri.

Inserita nel Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna, dal 1976 la band cambia nome in Orchestra Njervudarov e diventa gradualmente la backing band di Claudio Lolli. Dapprima i soli Costa e Pedini appaiono su "Ho visto anche degli Zingari felici" e, nel 1977, tutti ad eccezione di Baldassarri suonano in "Disoccupate le strade dai sogni".
Nel 1979 arriva il contratto con la EMI che ne pubblica in tiratura limitata e quasi senza alcuna promozione l’album, “Con le orecchie di Eros”.
Purtroppo il disco - oggi raro e ricercato - non solo non fornisce alcuna ulteriore notizia biografica sulla band, ma acuisce addirittura l’alone di mistero sulla sua data di produzione.
Infatti, malgrado esso fosse realmente stato stampato nel 1979, il suo numero di catalogo 3C064-18139 si riferisce a un codice in uso tre anni prima.
La spiegazione di questa anomalia ci viene fornita da un comment di Vito Vita che ringraziamo sentitamente:
"Il disco doveva essere pubblicato nel 1976, ma successe che Lolli abbandonò la EMI, passando alla Ultima Spiaggia, e quindi la EMI bloccò la pubblicazione. Lolli racconta che poi, fallendo l'Ultima Spiaggia, venne ricontattato dalla EMI, e la condizione che pose per ritornare alla vecchia etichetta fu quella di pubblicare il disco del suo gruppo....cosa che la EMI in effetti fece, ma senza promozione alcuna....ecco spiegata la discrepanza sul numero di catalogo."
(fonte: Claudio Lolli - Libro intervista, Ed. Lato Side, 1982)

Sin dalla sua pubblicazione, si è sempre parlato di questo LP come un’opera strana, trasversale, incomprensibile. In realtà, io credo che gli ascoltatori più esperti, o coloro che frequentano da tempo Classic Rock, non dovrebbero rimanerne impressionati più di tanto.

njervudarov 1979Questo perchè, se da un lato è vero che le atmosfere di “Con le orecchie di Eros” sono oggettivamente molto particolari, dall’altro però, chi ha seguito con attenzione l’evolversi del Prog Italiano sino al ‘76, assimilando di volta in volta la lezione di gruppi quali Area, Dedalus (quelli di “Nastro Magnetico”), Perigeo, Arti e Mestieri e perchè no, del Baricentro, troverà sicuramente in queste musiche ben più di un appiglio a cui riferirsi.

Per esempio, a scala nazionale, le strategie di assemblaggio musicale richiamano piuttosto palesemente il percorso degli Area (es. in “Tot stelle reflex” e “Il montaggio delle attrazioni”).
Pescando invece oltre confine, i diversi livelli di contaminazione sono direttamente riconducibili a Zappa piuttosto che ai Weather Report o ai Soft Machine.
Infine, il gusto trasgressivo e goliardico che promana in particolare dal brano “Rapporto Njervudarov sulla teoria degli opposti estremismi”, è l’evidente conseguenza dell’ironica destrutturazione tipica del periodo Punk e soprattutto del Movimento ‘77.

Al di la dei riferimenti comunque, ciò che colpisce dell’album, è l’estrema "nonchalance" con la quale il quintetto si addentra in territori complessi e senza risparmiarsi in provocazioni sonore e contaminazioni stilistiche.
Il tutto anche se sin dal primo brano, il linguaggio risulta talmente formale da sembrare un esercizio di stile, se non addirittura "al ricalco".
“Tot stelle reflex”, per esempio ha una particolare impostazione Jazz-Fusion che richiama con decisione certi brani dei Weather Report.
Anzi, ad essere proprio onesti, gli intarsi tra fiati, piano elettrico e percussioni sembrano proprio la copia carbone di quegli squisiti call and answer tra Joe Zawinul, Wayne Shorter e Don Alias che consegnarono alla storia l’album Black Market del 1976.

orchestra njervudarov 1979Nel successivo “Spleen” emerge anche il basso di Roberto Costa e a questo punto i più maligni potrebbero sbizzarrirsi in accostamenti con Jaco Pastorius di cui Costa era evidentemente un grande ammiratore.
Infelicemente, la coazione al ripetere la fusion Newyorchese sembra non finire mai anche nei successivi quattro brani strumentali fino a far sembrare l’Orchestra Njervudarov un clone italiano della Michal Urbaniak Band.

L’unica traccia che fa eccezione al groove generale - ma al punto di sembrare completamente fuori luogo - è la già citata “Rapporto Njervudarov...” che è una specie di mash-up di alcuni successi disco (es: “You should be dancing” e “You’re the one that I want”) con citazioni demenziali tipiche del ‘77 bolognese, Skiantos in testa.
Ora, cosa c’entri un pezzo del genere con il resto dell’album, sarebbe bello saperlo.

Certo è che tra cellule clonate e una provocazione del tutto prescindibilie, “Con le orecchie di Eros” finisce per dare ragione al marketing EMI che lo pubblicò senza molta attenzione solo per non perdere Lolli.
Personalmente, consiglio di ascoltare direttamente “Mr.Gone” e “Io sono un autonomo”.
(blog entrée)