December 30, 2018

Paolo Tofani & Claudio Rocchi ‎– Un Gusto Superiore (1980, LP, Italy)


Lato A
A1. Jaya Shrila Gurudeva Bhagavan (5:25)
A2. O sei parte del problema o sei parte della soluzione (4:25)
A3. Dio (3:25)
A4. La macellazione (3:14)
Lato B
B1. Un gusto superiore (3:13)
B2. Introduzione (0:50)
B3. Muoiono (3:05)
B4. Jiv Jago (10:03)

Musicians
Claudio Rocchi/ performer, songwriting, producer
Paolo Tofani/ performer, songwriting, producer
M. Harris/ bass, piano
Mauro Spina/ drums
Paolo Donnarumma/ bass
Beppe Sciuto/ drums
Srila Bhagavan Goswami/ tampoora


Paolo Tofani & Claudio Rocchi
Un Gusto Superiore
di Francesco Mendozzi

Que­sto è un disco che in po­chis­si­mi co­no­sce­ran­no ma che poi tanto raro non è, visto che in al­cu­ni mer­ca­ti­ni del vi­ni­le è an­co­ra pos­si­bi­le re­pe­rir­lo spen­den­do una cifra più che de­cen­te. Io me lo tro­vai tra le mani molti anni or sono, dopo che mio padre aveva feb­bril­men­te ac­qui­sta­to di tutto a Porta Por­te­se. L’i­dea di base di que­sto la­vo­ro sta nella ve­ne­ran­da isti­tu­zio­ne del­l’As­so­cia­zio­ne In­ter­na­zio­na­le per la Co­scien­za di Kri­sh­na, punto di par­ten­za di tanto in­dui­smo oc­ci­den­ta­le. Senza ombra di dub­bio, per dirla alla Guc­ci­ni, quel­li erano gli anni in cui dalle pro­te­ste gio­va­ni­li si pas­sa­va «alle magie di moda delle re­li­gio­ni orien­ta­li che da noi na­scon­do­no sol­tan­to vuoti di pen­sie­ro». Fatto sta che il disco è molto bello: me­ri­to di Paolo To­fa­ni, gran­de chi­tar­ri­sta degli Area ai tempi di “Ar­beit Macht Frei”, e di Clau­dio Roc­chi, ca­val­lo pazzo dello spe­ri­men­ta­li­smo ita­lia­no, con col­la­bo­ra­zio­ni che spa­zia­no dal beat degli Stor­my Six de “Le idee di oggi per la mu­si­ca di do­ma­ni” al Bat­tia­to di “Juke Box”.

Tutto co­min­cia con l’e­le­gia di “Jaya Srila Gu­ru­de­va Bha­ga­van”, men­to­re della spi­ri­tua­li­tà karma, in cui i due mu­si­ci­sti si ci­men­ta­no in una dol­cis­si­ma bal­la­ta pop con con­ta­mi­na­zio­ni orien­ta­leg­gian­ti di flau­to, con Mauro Spina che alla bat­te­ria com­pie un la­vo­ro ec­ce­zio­na­le. Ma è su­bi­to la volta del pezzo forte: “O sei parte del pro­ble­ma o sei parte della so­lu­zio­ne”, ti­to­lo più che espli­ca­ti­vo per un brano in­cen­tra­to sul tema del­l’e­qui­li­brio uni­ver­sa­le. Mu­si­cal­men­te ci tro­via­mo di fron­te ad una stu­pen­da can­zo­net­ta dal sa­po­re funky, me­ri­to del basso di Paolo Don­na­rum­ma, della bat­te­ria di Beppe Sciu­to e di pri­mor­dia­li sin­te­tiz­za­to­ri dal suono im­ma­tu­ro ma de­ci­so. I ritmi del mondo e della na­tu­ra tor­na­no in “Dio”, una poe­sia di as­so­lu­ta pie­nez­za spi­ri­tua­le, dove l’Uno è sem­pli­ce­men­te ac­com­pa­gna­to da una chi­tar­ra acu­sti­ca che ne ca­den­za le fat­ti­spe­cie ter­re­ne. Il lato A ter­mi­na con “La Ma­cel­la­zio­ne”, espli­ci­ta con­dan­na verso l’e­sa­ge­ra­to con­su­mo di carne, fi­glia di un pen­sie­ro re­li­gio­so che in­vi­ta a pro­va­re em­pa­tia verso le be­stie ma anche di una dot­tri­na scien­ti­fi­ca che prova la messa in cir­co­lo di tos­si­ne negli ani­ma­li ma­cel­la­ti, tos­si­ne che poi en­tra­no in con­tat­to col no­stro or­ga­ni­smo. Qui il sound è de­ci­sa­men­te elet­tro­ni­co, col basso di Mark Har­ris che rende in­cal­zan­te il ritmo e gra­zie al quale anche il testo di­ven­ta un ar­rab­bia­to ana­te­ma verso la ne­gli­gen­za del­l’uo­mo mo­der­no.

La se­con­da fac­cia­ta del disco parte dalla ti­tle-track, mo­vi­men­ta­tis­si­ma bal­la­ta rock sulla ri­cer­ca di una terza via, di un più alto gusto della vita, ov­ve­ro di una ri­cer­ca tesa a di­sco­pri­re il senso es­sen­zia­le delle cose. I suoni messi in campo da Roc­chi e To­fa­ni vanno dal soft rock fino a certe ri­mem­bran­ze disco che fanno pen­sa­re al mi­glior Gior­gio Mo­ro­der. Dopo una bre­vis­si­ma e psi­che­de­li­ca “In­tro­du­zio­ne” ri­par­te il di­scor­so re­li­gio­so, sta­vol­ta meno vi­sio­na­rio, con una trac­cia so­cial­men­te im­pe­gna­ta sul­l’i­nu­ti­li­tà di tante morti co­sid­det­te bian­che. “Muo­io­no” si pre­sen­ta mu­si­cal­men­te ef­fer­ve­scen­te con un can­ta­to piut­to­sto ri­cer­ca­to; il tap­pe­to chi­tar­ri­sti­co si pre­sta bene ai tetri in­ser­ti di synth. Qui i no­stri con­dan­na­no l’a­bor­to, la vio­len­za, la droga, la guer­ra, il nu­clea­re, la ca­re­stia e tutto ciò che im­pu­ne­men­te causa la morte e la di­stru­zio­ne del ge­ne­re umano. Brano fi­na­le del disco è il lungo tun­nel men­ta­le di “Jiv Jago” (in ita­lia­no “Sve­glia­te­vi”), in­te­ra­men­te per­for­ma­ta da Srila Bha­ga­van Go­swa­mi che, tra l’al­tro, suona anche la tam­pou­ra.

Un Gusto Su­pe­rio­re” è una pre­zio­sis­si­ma gemma della mu­si­ca ita­lia­na, una lente d’in­gran­di­men­to su come noi oc­ci­den­ta­li po­trem­mo in­ten­de­re, mu­si­cal­men­te e cul­tu­ral­men­te, l’u­ni­ver­so di Kri­sh­na, Shiva e Brah­ma.

2 comments:

centraldoprog said...

http://j.gs/C5r2

Psychfan said...

Thank you!