August 26, 2017

Vezhlivy Otkaz -- Gusi lebedi [Polite Refusal/ Geese and Swans] (2010, USSR)


Risultati immagini per VEZHLIVY OTKAZ Geese and SwansThis Moscow sextet’s 2010 album is truly unique and excitingly unpredictable. Polite Refusal (aka Vezhlivy Otkaz) have been around since the mid-'80s Soviet years.
Now led by singer/ guitarist/ composer (and original member) Roman Suslov, they release albums infrequently -- their last arrived over seven years before this one. On the evidence of Geese and Swans (aka Gusi-Lebedi), it was well worth the wait. In the English-language liners of the edition distributed outside of Russia by AltrOck, writer Dmitry Ukhov says the band often performs "art songs rather than just songs," avoiding "the verse/refrain formula," but one might argue that's not really the case here. Suslov does sing verses and refrains, a structure that's not exactly groundbreaking, but even when the music doesn't stretch boundaries, his vocal delivery avoids the routine. He's a forceful, even riveting frontman (and killer guitarist on amplified acoustic), his voice capable of descending from a rocked-up tenor to a bluesy baritone, alternatingly melodic and declamatory, grainy and rough around the edges in perfect measure. He sings in strongly inflected Russian -- obviously incomprehensible for those who don't understand the language, but just the sound of his voice is enough to carry the day. And yet it's Suslov's music beyond the verses and refrains that truly elevates Geese and Swans. 

Of course, countless groups have used rock song forms to launch extended instrumental excursions -- prog rockers and jam bands have been plying such territory for decades. But rarely, if ever, quite like this.

Risultati immagini per VEZHLIVY OTKAZTake "Road Song," for example. (Simply titled songs like the opening and closing instrumentals "March" and "Etude," along with "Road Song" and other numbers like "Blues" and "Time," almost present themselves as archetypes with an avant Russian spin.) After Suslov sings and picks his way through the indeed roadworthy intro, the song explodes. Suslov's guitar and Dmitry Shumilov's upright electric bass maintain the propulsion with an off-kilter ostinato line, while drummer Mikhail Mitin tumbles in free-bop mode, violinist Sergey Ryzhenko interjects pizzicato embellishments, and trumpeter Andrey Solovyov goes wild. It's almost as if the band has split apart, but pianist Pavel Karmanov -- harmonically and structurally adventurous à la Myra Melford throughout the disc -- links it all together with octaves that fragment and echo the tune's theme, and when the piano appears, Solovyov manages to interject responses into his own high-flying trumpet flurries. 
Then the band is suddenly back to the tune's beginning and the listener is left wondering how, through all of that, a tenuous thread of continuity was maintained. Elsewhere, the band tips more toward Russian folk and even blues-tinged avant-prog than avant jazz, more incisive and less improvisational than jazz and earthier than prog rock -- a better fit, perhaps, at a Rock in Opposition festival than a jazz festival (although kudos to any jazzfest that would manage to book them). The most immediately engaging tunes -- "Murka" and "Time," for example -- have a groove and momentum that won't let go, but even during the knottiest digressions from Suslov's core songs, the group's sheer musicality should demand and receive the respect of any open-minded music listener. 
("Suffering" -- with Karmanov on flute -- hews uncomfortably close to Jethro Tull, but nobody’s perfect.) What is this, then? A Russian folk-jazz-rock mash-up of King Crimson and Dave Douglas? Whatever it is, find this disc and prepare to be astounded.

Вежливый Отказ ‎– Гуси-Лебеди

Songs / Tracks Listing
1. Марш / March (2:49)
2. Дорожная / Road Song (5:25)
3. Мурка / Murka (4:50)
4. Перевод / Transalation (Perevod) (7:57)
5. Страдания / Sufferings (3:35)
6. Тикирека / Flow River (Tikirika) (4:44)
7. Бурятская морская / Buryat Sea Song (6:16)
8. Блюз / Blues (5:55)
9. Время / Time (4:15)
10. LZ (4:04)
11. Этюд / Etude (3:44)

Total Time 53:34

Line-up / Musicians
- Roman Suslov / acoustic guitar, vocals, co-producer
- Pavel Karmanov / grand piano, flute, violin, vocals
- Sergey Ryzhenko / electric violin, vocals
- Andrey Solovyev / trumpet
- Dmitry Shumilov / bass, double bass, vocals
- Mikhail Mitin / drums, percussion
"The most recent release by Vezhlivyj Otkaz (Polite Refusal) is probably their most avant and accomplished release. The band has been around since the mid 80's but have been pretty much unknown outside of Russia. They started out as a punk / ska band and have continually evolved over the years to a dark edgy folky avant band that performs these days. Those of us in the West have AltrOck to thank for distributing these albums that were previously unavailable. The band is primarily an outlet for Roman Suslov the guitarist and vocalist.
The songs are of the short 3 to 7 minute variety and are generally lyrically based with guitar accented by wind and keys. Outstanding release and highly recommended." (progarchives)


VEZHLIVY OTKAZ Gusi lebedi
(www.arlequins.it)
Questo nome forse non vi dirà nulla ma per chi ha confidenza con la scena rock underground della fu Unione Sovietica si tratta di una vera e propria band di culto. Nulla a che vedere però con i gruppi rock sgangherati e ribelli che popolavano le cantine di Leningrado e Mosca in clandestinità. I Vezhlivy Otkaz (conosciuti anche come Polite Refusal), come spiega Roman Suslov (voce e chitarra acustica), hanno da sempre desiderato suonare musica orchestrale, solo che avevano a loro disposizione soltanto il pianoforte, la batteria e la chitarra. La loro musica è infatti eccentrica ma perfettamente strutturata, movimentata ma cameristica, complessa ma allo stesso tempo diretta e mordace.

La carriera dei Vezhlivy Otkaz inizia nel 1985 fra le pareti della facoltà di ingegneria e matematica dell’Università di Mosca. Qui Roman Suslov, Mikhail Vereshagin (basso), Mikhail Mitin (batteria), Peter Plavinskiy (tastierista e ideatore del nome della band) e Dmitriy Shumilov (voce) iniziano la loro avventura, mescolando il rock al jazz con arrangiamenti pseudo-classici. A questa formazione va aggiunto, ma solo nelle prime fasi di vita del gruppo, il poeta Arkadiy Semenov che crea i testi delle canzoni utilizzando complesse associazioni di parole che colpiscono per i loro suoni e per la loro musicalità. Questa caratteristica la ritroviamo costantemente nella musica della band e anche in questo nuovo lavoro, come vedremo. Capisco che il russo possa risultare indigesto per qualcuno di voi ma tutti possono comunque percepire il ritmo e la musicalità dei testi, pur non comprendendone il significato, che si mescolano armoniosamente alla musica.

Fra il 1985 ed il 1986 la band registra il primo magnetoalbum, cioè un album clandestino su nastro, che si intitola “Opera”. Con la Perestroika il gruppo riesce a trovare diverse occasioni per farsi vedere dal vivo ed il risultato della loro popolarità è il cosiddetto “album bianco”, il disco omonimo stampato per l’etichetta di stato Melodiya nel 1989. Il periodo post sovietico si apre con “I-I-raz”, un disco molto particolare in cui ogni pezzo si ispira ad un tipo di danza e in cui la band sfoggia uno stile più maturo e definito. Nella ricca discografia dei Vezhlivy Otkaz, che comprende anche diverse opere dal vivo, mi piace infine citare, prima di entrare nel vivo della recensione, il loro apice artistico che è l’album “Kosa na kamen” (“falce su pietra”, espressione che in italiano equivale al modo di dire “a brigante, brigante e mezzo”), uscito nel 1997. Di questo album, “Gusi lebedi” (oche cigni) riprende il taglio avanguardistico e cameristico ed ovviamente un uso delle parti vocali molto musicale con assonanze che creano bellissimi contrasti con la musica.

Rispetto agli esordi la formazione si è col tempo rimodellata, grazie anche all’aggiunta di nuovi strumenti che portano dei piacevoli arricchimenti timbrici, anche se la base portante è sempre costituita dal piano, dalla batteria e dalla voce. In questo nuovo album, assieme ai veterani Mikhail Mitin, Dmitri Shumilov (che ora suona basso acustico e contrabbasso) e Roman Suslov, troviamo Pavel Karmanov al pianoforte a coda e al flauto, Sergey Rizhenko al violino elettrico e voce e Andrei Solovev, tromba e voce. Lo stile del gruppo è immediatamente riconoscibile e in questo album appare particolarmente accattivante ed interessante grazie a spartiti variegati e movimentati, soprattutto per quel che riguarda le parti di piano, e mi verrebbe quasi da dire che il vertice di “Kosa na kamen” è stato raggiunto o addirittura superato.

Troverete qui una meravigliosa miscela di musica da camera, prevalentemente acustica, con una struttura rock e contaminazioni col jazz, con una voce solistica molto caratteristica e teatrale, che non si limita a recitare ma costruisce delle vere e proprie linee melodiche che vengono riprese continuamente dalla musica, e in più i fiati ed il violino che vengono ad intrecciarsi in maniera raffinata agli strumenti principali. Possiamo percepire anche dei richiami al folk russo, ma questi, mascherati nel contesto di una formula orchestrale e cameristica, non appaiono immediatamente evidenti ma possono essere scovati nel modo di cantare o in alcune formule ripetitive e in certi ritmi, in alcuni particolari insomma che difficilmente possono essere inquadrati da un orecchio non allenato. Fornirvi dei paragoni con altri gruppi? Semplicemente impossibile. Non vi resterà che ascoltare questo che per me è indiscutibilmente il disco del 2010. Vi avverto però di un piccolo problema,:dovrete sudare un po’ per avere questo album (lo potete trovare indicato col titolo inglese “Geese and Swans”), che tra l’altro ha tutte le note di copertina solo in russo, ma ne vale la pena, soprattutto se amate la musica colta ed originale.

1 comment:

centraldoprog said...

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