CARPINETA
di Gianfranco Oliva
Carpineta è il nome del colle posto ad ovest dell’abitato di Mormanno; fra i due, scorre il fiume Battendiero. Fino all’incirca quaranta anni fa, affacciandosi dalla villetta antistante la Chiesa di S.Rocco, si poteva osservare, sulla sommità del colle, la sagoma della cappella intitolata alla Madonna di Lourdes; sul libretto di Vincenzo Minervini “Mormanno di una volta”, è interessante rileggere l’evento che ha portato alla sua edificazione. Nello stesso tempo, si poteva ascoltare il rumore del fiume che, all’epoca, possedeva una tale portata da rifornire le centrali idroelettriche dislocate lungo il suo corso, uniche risorse di energia elettrica per il paese, prima dell’avvento dell’Enel. In seguito, il variare delle condizioni climatiche prima e la costruzione dello sbarramento idrico al Pantano poi, hanno ridotto il Battendiero ad un corso d’acqua a volte simile ad un ruscello.
Affacciandosi oggi dallo stesso posto, la cappella risulta ormai completamente mascherata dalla vegetazione e non si nota più; delle centrali, rimangono i ruderi ed il rumore del fiume è stato sostituito da quello estremamente fastidioso dei mezzi circolanti sulla Autostrada SA-RC (fermo restante il beneficio apportato da quest’ultima).
Nel 1978 Carpineta diventa il titolo di un longplayng interamente pensato e realizzato da un gruppo (allora) di ragazzi; oggi sono dei signori di mezza età, per dirla alla Marcello Marchesi, rispolverando una vecchia trasmissione televisiva degli anni ’60. Naturalmente, per non urtare la loro suscettibilità, puntualizzo che io, oggi, risulto essere un signore di ¾ di età. I ragazzi di allora, nello stesso ordine di cui alla copertina del disco, erano:
• Roberto Leonetti, piano elettrico, tastiere, chitarra acustica, organetto;
• Roberto Leonetti, piano elettrico, tastiere, chitarra acustica, organetto;
• Mario Lauria, sax tenore –soprano, clarinetto, flauto, zampogna;
• Francesco Fortunato, chitarra elettrica, acustica a 6 e 12 corde, mandolino e voce;
• Francesco Tarantino, basso, camastre, palo preparato, voce; è l’autore dei testi;
• Franco Bozzi da Pisa, batteria, percussioni, campanacci.
Anche loro iniziarono come “complesso” (oggi sono denominati “gruppi”), riproponendo i successi allora in voga, come d'altronde altri avevano fatto, sempre (e non solo) a Mormanno; compreso io con gli amici del tempo, all’incirca una decina di anni prima. Ma a differenza di tutti gli altri precedenti gruppi e di quelli che seguirono, loro riuscirono a completare un percorso di ricerca musicale abbastanza originale, fino alla scrittura di testi e di musiche, innescate in tematiche
interessanti ed attuali. Per noi, il complesso, o gruppo, era il fine per giocare e divertirsi con la
musica; per loro, ha finito per essere il mezzo per proporre delle idee.
• Francesco Tarantino, basso, camastre, palo preparato, voce; è l’autore dei testi;
• Franco Bozzi da Pisa, batteria, percussioni, campanacci.
Anche loro iniziarono come “complesso” (oggi sono denominati “gruppi”), riproponendo i successi allora in voga, come d'altronde altri avevano fatto, sempre (e non solo) a Mormanno; compreso io con gli amici del tempo, all’incirca una decina di anni prima. Ma a differenza di tutti gli altri precedenti gruppi e di quelli che seguirono, loro riuscirono a completare un percorso di ricerca musicale abbastanza originale, fino alla scrittura di testi e di musiche, innescate in tematiche
interessanti ed attuali. Per noi, il complesso, o gruppo, era il fine per giocare e divertirsi con la
musica; per loro, ha finito per essere il mezzo per proporre delle idee.
L’album affrontava il tema dell’emigrazione e di conseguenza, si collegava, anche se in piccolo, all’eterno problema della questione meridionale.
Anche nella grafica della copertina mostrarono intuito ed originalità, trasformando il titolo dell’album in un acronimo, raggruppando una serie di parole direttamente collegabili al dramma, appunto, dell’emigrazione, come rappresentato nel seguente stralcio del retro.
Anche nella grafica della copertina mostrarono intuito ed originalità, trasformando il titolo dell’album in un acronimo, raggruppando una serie di parole direttamente collegabili al dramma, appunto, dell’emigrazione, come rappresentato nel seguente stralcio del retro.
Quasi trenta anni dopo, sembra di rileggere un copione letto e riletto, con l’aggiunta di nuovi figuranti: l’emigrante ormai acculturato, o addirittura in possesso di titolo di studio superiore, l’emigrante pendolare; e tutti, con l’aggravante della precarietà: i servizi giornalistici e televisivi in
merito ormai si sprecano.Probabilmente è stato l’effetto dell’avvento della cosiddetta seconda
Repubblica, costruita con i mattoni della prima; anzi, ma parlo per me, sicuramente qualche nuovo mattone è risultato essere peggiore di quelli vecchi.
Avevo intenzione di proporre, ai nostri, di pensare alla rimasterizzazione dei brani, inserendoli in un CD per proporlo a tutti quelli che del disco non hanno memoria; ma l’intenzione è superata dalla notizia che, in occasione del trentennale dalla presentazione dell’album, sarebbe loro intenzione predisporre una nuova serie di brani sempre sulla stessa tematica, penso ovviamente, alla luce dell’attuale panorama sociale: è vero? (Lo chiedo a loro).
Si dice che Eduardo De Filippo, volesse trasformare il finale di Napoli milionaria in “nun è ancora passata a nuttata” caricandolo di cupo pessimismo rispetto alla speranza espressa da “adda passà a nuttata” dell’edizione originale.
Sicuramente sarà interessante verificare se la rabbia insita nei brani di Carpineta, negli eventuali nuovi brani risulterà immutata o trasformata in amara rassegnazione, come quella del grande meridionalista Giustino Fortunato, nato a Rionero del Vulture, dalle nostre parti, che così si
esprimeva: “Siamo quelli che la razza, il clima, il luogo, la storia hanno voluto che fossimo”. Naturalmente è solo una provocazione, conosco bene questi ex ragazzi.
Di seguito si ripropongono tutti i testi dell’album.
Consiglio, inoltre, di fare in modo di riascoltarlo: primo, perché è veramente interessante e ne vale la pena, e poi, perché rappresenta una di quelle, forse poche, iniziative nate a Mormanno, di carattere culturale, che è doveroso ricordare.
Repubblica, costruita con i mattoni della prima; anzi, ma parlo per me, sicuramente qualche nuovo mattone è risultato essere peggiore di quelli vecchi.
Avevo intenzione di proporre, ai nostri, di pensare alla rimasterizzazione dei brani, inserendoli in un CD per proporlo a tutti quelli che del disco non hanno memoria; ma l’intenzione è superata dalla notizia che, in occasione del trentennale dalla presentazione dell’album, sarebbe loro intenzione predisporre una nuova serie di brani sempre sulla stessa tematica, penso ovviamente, alla luce dell’attuale panorama sociale: è vero? (Lo chiedo a loro).
Si dice che Eduardo De Filippo, volesse trasformare il finale di Napoli milionaria in “nun è ancora passata a nuttata” caricandolo di cupo pessimismo rispetto alla speranza espressa da “adda passà a nuttata” dell’edizione originale.
Sicuramente sarà interessante verificare se la rabbia insita nei brani di Carpineta, negli eventuali nuovi brani risulterà immutata o trasformata in amara rassegnazione, come quella del grande meridionalista Giustino Fortunato, nato a Rionero del Vulture, dalle nostre parti, che così si
esprimeva: “Siamo quelli che la razza, il clima, il luogo, la storia hanno voluto che fossimo”. Naturalmente è solo una provocazione, conosco bene questi ex ragazzi.
Di seguito si ripropongono tutti i testi dell’album.
Consiglio, inoltre, di fare in modo di riascoltarlo: primo, perché è veramente interessante e ne vale la pena, e poi, perché rappresenta una di quelle, forse poche, iniziative nate a Mormanno, di carattere culturale, che è doveroso ricordare.
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http://bluenik.com/1wLl
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